Sani per Scelta, Stili di vita

Un uomo di peso

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Articolo di Daniele Pugliese per “Sani per scelta

Benché preciso nei suoi calcoli ai confini dell’infinitesimale – e pur facendo la tara a quanto se ne dice –, non tenne conto dei 21 grammi che nel 1907, conquistando spazio sul “New York Times” e sulla rivista “American Medicine”, il medico statunitense Duncan MacDougall calcolò essere il peso dell’anima, l’equivalente di 4 abbondanti cucchiaini da caffè colmi di zucchero che si dice abbandonino il corpo umano al momento del trapasso, istante più, istante meno. Tema al quale nel 2003 il regista messicano Alejandro González Iñárritu ha dedicato l’omonimo film, parte di “Trilogia sulla morte” che comprende anche “Amores perros” e “Babel”.


La macchina di SantorioPerò Santorio Santorio misurò con scrupolo quasi maniacale non solo ogni acino d’uva, ogni oliva, ogni granello di senape ed ogni zibibbo, per non dir dei cosciotti d’agnello o delle costolette di lepre in salmì e della polenta concia di cui fece ripetutamente scorpacciata a solo fine scientifico, sorseggiandovi o tracannandoci sopra, ma anche, per così dire, le perdite. Diciamo quanto ha il segno meno e si fa solitamente in bagno, sudorazione compresa e perspiratio insensibilis, la traspirazione impercettibile che di quell’emissione di liquidi dal corpo simile a una brina è un’invisibile variante.

E tutto questo per dar degli indiscutibili, incontrovertibili, inoppugnabili valori numerici alla pesantezza del corpo umano, già così ben disegnato dagli anatomisti primo fra tutti Leonardo da Vinci. Alla pesantezza o alla leggerezza, sia chiaro, perché all’epoca – era il 1615 quando pubblicò il libro Ars de statica medicina dove illustrava queste scoperte e la fatica dei suoi studi – di pinguedine, abbondanza e obesità non ce ne doveva essere poi troppa, a giudicare almeno dall’enfasi con cui in tanta narrativa si parla della gran fame di cui ha patito per secoli l’umanità.


Sì, perché Santorio Santorio, medico istriano laureatosi a Padova e vissuto a lungo a Venezia – come racconta un bell’articolo di Marino Niola pubblicato su “Repubblica” in occasione del quattrocentenario della scoperta –, è considerato l’inventore della bilancia.
Detta così può sembrare una bestemmia, perché è noto che lo strumento è antico quanto il mondo e la sua storia è conservata in un museo che si trova a Campogalliano nei dintorni di Modena.
L’esemplare più antico data 7 mila anni ed è un reperto egizio, e tutti sanno come veniva raffigurata già nell’antica Grecia la dea Temi o sua figlia Dike, poi traslate nella mitologia romana in Iustitia: una donna bendata, con la spada in una mano e la bilancia nell’altra.
Ma avvalendosi di quello strumento Santorio Santorio mise a punto la bilancia pesa persone, quella che ancor oggi, in rituali paragonabili a celebrazioni votive e sessioni sacrificali, usiamo per appurare che siamo “in linea”, ci sentiamo “in forma”, aderiamo al modello prevalente imposto dalla moda e personificato da modelle filiformi come Twiggy – Lesley Hornby, ribattezzata per la sua magrezza adolescenziale Twiggy, “stecchino”, la celebre mannequin a cui, a metà degli anni Sessanta, Mary Quant affidò il lancio della minigonna – o, più recentemente, Genevieve Barker, la top model australiana al centro di un battibecco mediatico sullo sfruttamento di una femminilità scheletrica che induce all’anoressia.

bilancia
Intento tutto scientifico quello del fisiologo veneto che aveva il pallino della misurazione millimetrica intorno al corpo umano, tant’è che gli è attribuito anche l’adattamento a fini medici di un altro strumento messo a punto qualche anno prima, nel 1607, ed in seguito perfezionato da Daniel Gabriel Fahrenheit nel 1709 servendosi prima di alcol, poi nel 1714 di mercurio, ed a cui nel 1742 Anders Celsius applicò la scala centigrada ancora in uso attualmente: il termometro.
La bilancia pesapersone di Santorio era un complicatissimo, ingombrante e pesante marchingegno paragonabile all’Eniac – 42 pannelli, 18.000 valvole termoioniche collegate da 500.000 contatti saldati manualmente, 1.500 relè, del peso di 30 tonnellate che occupavano, in una stanza di m 9 x 30, una superficie di 180 m2, dissipando circa 200 kW di calore – messo a punto nel 1946 all’Università della Pennsylvania per conto dell’esercito americano con la partecipazione di John von Neumann a partire dalle indicazioni di Alan Turing, se paragonato a un notebook della Apple.
Appesa ad una fune legata ad un braccio graduato che ingombrava l’intera stanza, la bilancia di Santorio – più propriamente si direbbe una stadera – era costituita da uno scranno di legno sul quale lo scienziato restò appollaiato per oltre trent’anni.
Lì, senza scendere neanche per dormire, conteggiava al milligrammo – il micron, che qualcuno probabilmente chiamava “un capello” o “una lacrima”, era ancora un’entità pressappochista come l’atomo di Democrito, niente a che vedere con le intuizioni di Bohr o i riscontri di Rubbia – ogni manicaretto, leccornia o bevanda gli venisse offerta da un vero e proprio strumento di tortura, che, un po’ come nel supplizio di Tantalo, si avvicinava o si allontanava su un tavolino a rotelle anch’esso azionato da un sofisticato marchingegno.
man weightE così, un po’ come fanno gli economisti con la bilancia dei pagamenti, quella con cui alla fine si calcola il famoso Pil, Santorio stabilì dove stesse il discrimine fra obesità e rachitismo, consegnandoci al rigore con cui oggi più di sempre, fissiamo nel “peso forma”, congruo con la nostra massa corporea, benessere, salubrità, “normalità” e adesione ad un cliché culturale che disdegna le giunoniche figure messe su tela da un Rembrandt a favore di esili e filiformi statue di Giacometti.
Firenze, 10 ottobre 2015

Daniele PuglieseDaniele Pugliese, torinese di nascita e fiorentino di adozione, oltre trent’anni di giornalismo sulle spalle, ha all’attivo numerose pubblicazioni, tra cui Apocalisse, il giorno dopo. La fine del mondo fra deliri e lucidità (Baskerville 2012), Io la salverò, signorina Else (Portaparole 2012), Sempre più verso Occidente e altri racconti (Baskerville 2009), Toscano, una passione italiana (Alinari – 24 Ore 2007), Toscani, passione in fumo (Alinari 2000), Il sistema cooperativo (Marsilio, 1987), Da Gramsci a Berlinguer (Edizioni del Calendario, 1985).

Ha un blog personale: www.danielepugliese.it


 

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