
(2014) – Regia di Dany Boon
Il protagonista è Romain, fotografo per un dizionario medico online, con la fobia per le malattie; single, senza amicizie e sempre alla ricerca di un ricovero risolutore.
L’unica persona che incontra è Dimitri, medico che lo ha suo malgrado in cura da 18 anni e che cerca in tutti i modi di ‘abbandonarlo’ a se stesso. La morte improvvisa di un collega manda in panico Romain e così il dottore mosso a compassione sarà spinto per l’ultima volta a dargli una mano cercandogli l’anima gemella.
Andati a vuoto i tentativi di attività fisica e incontri online, Dimitri lo invita a collaborare con lui nel centro per rifugiati politici di un improbabile e immaginario paese dell’est Europa, il Tcherkistan. Qui, dopo uno svenimento, conosce Anna, sorella di Dimitri, che gli presta soccorso credendo di aver aiutato Anton Miroslav, valoroso combattente nei Balcani. Romain decide di non rivelarle l’identità per poterle stare accanto, essendo rapito da tanta bellezza.
Dopo il successo di Giù al Nord il regista si cimenta con un tema classico della “comédie française”e condizione tipica dell’uomo moderno, l’Ipocondria, che attira sempre gli spettatori nelle sale cinematografiche. La commistione fra più generi, la commedia ridanciana, degli equivoci, la commedia romantica e l’azione non giova al film che risulta spezzato in due tronconi. Il primo divertente per le ossessioni del protagonista, il secondo dedicato all’azione che lascia perplesso lo spettatore. Complessivamente le performance degli attori sono buone ma con un copione poco graffiante.
Un’ultima riflessione il film sembra lasciarla: nella vita non ci si deve mai arrendere perché, come per Romain, il passo da antieroe ad eroe è molto breve.
A cura di Andrea Cacia
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