
Focalizzarsi sull’età che “ci sentiamo di avere”, sull’età percepita e non su quella anagrafica, rallenta l’invecchiamento e diviene elisir di lunga e sana vita.
In che modo? Gli esperti guardano alla velocità con cui camminiamo.
È quanto emerge da uno studio di Antonio Terracciano del National Institutes of Health di Baltimora: chi si sente più giovane della sua reale età anagrafica mantiene un passo spedito e che non rallenta con gli anni che passano. Secondo lo studio la mente ha un ruolo importante nella percezione degli anni che passano.
Sentirsi vecchi è quindi una condizione spesso legata a un senso di stanchezza che inibisce corpo e mente. Per questo motivo, secondo i ricercatori, dimenticarsi della propria età anagrafica risulta un fattore vincente e un toccasana per la salute.
Il team del professor Terracciano, valutando la velocità del passo degli anziani che hanno partecipato allo studio, ha voluto valutare se anche l’età percepita dall’anziano può essere un fattore determinante nel rallentare il declino motorio e se la percezione di sentirsi ancora giovane possa contribuire a far mantenere un passo veloce.
Un andamento lento del passo infatti viene considerato dagli specialisti come un parametro di fragilità e quindi come indice di maggiore rischio di morte. Inoltre i ricercatori stanno altresì valutando l’importanza di tutti quei i fattori mentali e biologici in grado di rallentare il declino della capacità di movimento dell’anziano.
Chi infatti si sente giovane mantiene negli anni un andamento più veloce nel camminare e tende a non rallentare il passo.
Infine, conclude il professor Terracciano, sono fondamentali quegli interventi psicologici sugli anziani che tendano a farli sentire ancora giovani rendendo così possibile rallentare il declino delle funzioni motorie e contribuendo così a mantenere il loro benessere psico-fisico.
Fonte: ansa.it
A cura di Giovanni Cacia
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