
In Italia, nel 2014, sono state 1 milione e 200.000 le persone che hanno sofferto di Alzheimer. Le previsioni sono di un aumento del 100% in cinque anni; accanto a ciascuna di queste persone esiste una famiglia altrettanto smarrita, confusa e sofferente.
Intervista a Barbara Furlan, Psicoterapeuta di Lègein, Milano barbarafurlan@legein.it
L’Alzheimer destabilizza l’intero nucleo familiare: il malato smette rapidamente di essere autosufficiente, e spesso cambia nel profondo arrivando ben presto a non somigliare più alla persona che è stato e questo ferisce nel profondo chi lo ama e si prende cura di lui.
I familiari sembrano letteralmente consumarsi nel tentativo di essere sempre presenti, di “fare qualcosa” per aiutare i loro cari e di continuare nel contempo a svolgere i ruoli e le mansioni che hanno sempre svolto. La battaglia continua poi dentro di loro, una battaglia fatta di emozioni contrastanti: rabbia e sensi di colpa, paure e senso di onnipotenza, profondo smarrimento proprio quando sentono di dover essere forti e capaci per l’altro ancor prima che per sé…
C’è però un aspetto molto importante che essi tendono a non prendere nella dovuta considerazione: “per poter continuare a svolgere il loro ruolo non possono assolutamente permettersi di scoppiare” spiega Barbara Furlan, psicoterapeuta di Lègein a Milano. “Spesso mi trovo ad arginare il loro bisogno di fare ripetendo loro questa domanda: “E se lei crolla, se ricoveriamo anche lei, cosa sarà di…?” E’ importante che i familiari pensino anche a sé stessi e, all’occorrenza, chiedano aiuto”.
Le 5 regole che seguono possono costituire un primo passo per continuare ad occuparsi al meglio del malato senza dimenticarsi di sé.
1) Accettazione.
2) Resilienza.
3) Organizzazione.
4) Distribuzione dei compiti.
5) Richiesta di aiuto.
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