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Più libri…più liberi

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La lettura fa respirare la mente, aiuta a leggersi dentro e fa bene alla salute.

Leggere fa bene alla salute, apre la mente, la rende più veloce e resiliente, sviluppa la capacità cognitiva e ci consente di arricchire il nostro linguaggio ma allena anche la capacità emotiva, lasciandoci immedesimare ed identificare nella narrazione. Ci rende anche più liberi ed empatici nel momento in cui indossiamo i panni dei personaggi di un romanzo ad esempio aiutandoci così a vivere meglio attraverso una gamma di esempi e soluzioni per vivere. Ma i libri sono anche uno strumento di prevenzione e favoriscono il benessere psicofisico. Una vera e propria biblioterapia

Un romanzo può aiutarci a vivere: 

Il biblioterapeuta protagonista del libro di Uras “prescrive”  ad esempio ai  suoi pazienti letture mirate, da “Il giovane Holden” ad “Aspettando Godot”, dal “Diario di un seduttore” ai “Saggi” di Montaigne.
“Numerosi studi hanno dimostrato che la biblioterapia può avere degli effetti terapeutici concreti” afferma Bernardo Carpiniello, docente di psichiatra all’Università di Cagliari e presidente della Società Italiana di Psichiatria. “La biblioterapia” aggiunge Rosa Mininno, psicologa e psicoterapeuta, fondatrice e direttore della Scuola di Biblioterapia (www.biblioterapia.it) “può essere applicata nell’ambito della psicoterapia per la cura di disturbi di lieve e media entità come i disturbi dell’umore e del comportamento alimentare e le varie forme di dipendenza, dall’alcol, alla droga alla ludopatia. L’importante è chiarire che la sola lettura di un libro non può guarire ma può avere una efficacia se integrata in un percorso di psicoterapia e con la scelta giusta dei testi in relazione alla situazione del singolo paziente e alla sua capacità di lettura”.
“L’altra accezione più recente è il suggerimento da parte del terapeuta di una sorta di manuali di auto-aiuto che forniscono informazioni sulla patologia ma suggeriscono anche come applicare alcune tecniche psicoterapeutiche, come quelle cognitivo-comportamentali, che il paziente può usare a casa”. Si tratta di una forma di biblioterapia particolarmente utile per chi soffre di depressione, ansia e disturbi psicotici come la schizofrenia.
Perché leggere un libro aiuta il processo di guarigione? “La biblioterapia basata sulla lettura di manuali di auto-aiuto diventa una forma di psicoterapia surrogata che il paziente può fare da solo a casa” spiega il presidente della Sip. Inoltre, serve ad identificarsi nei personaggi cosa che fa acquisire auto-consapevolezza”. In pratica, il paziente-lettore ritrova nei personaggi del libro parte della sua esperienza di vita e può essere lo spunto per una presa di coscienza maggiore. “Ecco perché è fondamentale che il terapeuta sappia scegliere bene il libro adatto al suo paziente in modo da indurre indirettamente una risposta terapeutica”. E poi c’è il sollievo emotivo da non sottovalutare.
Anche gli anziani beneficiano della lettura. Lo ha dimostrato uno studio condotto dall’Università di Perugia su alcuni anziani ricoverati presso le Rsa. “I risultati dello studio” spiega Mininno “hanno dimostrato come un trattamento specifico e intensivo, rispetto a trattamenti più generici, possa rallentare la progressione della demenza senile e mantenere invariato non solo il quadro cognitivo ma anche le abilità funzionali”.

Biblioteca Ospedale Reggio EmiliaLa book-therapy, una biblioteca per pazienti, la si comincia a trovare anche in alcune strutture sanitarie a sostegno del percorso terapeutico. A Reggio Emilia è stata inaugurata l’anno scorso Biblio Hospital che funziona come una vera e propria biblioteca e possono accedervi pazienti e familiari e personale sanitario o chiunque graviti in ambito ospedaliero. Ma c’è chi è andato oltre. Al San Giovanni Bosco i volontari leggono una scelta di testi ad alta voce per i pazienti intubati in rianimazione..

Fonte foto: www.reggionline.com


A cura di Giovanni Cacia

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