
Lo sapevi che scegliere cibi sani non basta per star bene? Secondo la “mindful eating” il modo in cui mangiamo e l’attenzione che prestiamo al cibo è tanto importante quanto la scelta del cibo stesso.
Intervista a Elena Piccoli, psicologa del Centro Légein di Milano www.legein.it
Se da un lato siamo sempre più sollecitati a occuparci della nostra alimentazione, di quali alimenti mangiamo e di come li abbiniamo, dall’altro ci occupiamo ancora molto poco di come assumiamo il cibo, trascurando l’importanza del ‘mindful eating’ ovvero della consapevolezza e della presenza mentale nell’ambito del nostro atteggiamento alimentare.
“Se da una parte siamo diventati più attenti e consapevoli verso il cibo, dall’altra ci preoccupiamo raramente di come mangiamo” spiega Elena Piccoli, psicologa del Centro Légein di Milano. “Prendiamo in considerazione la pausa pranzo in ufficio: invece di gustarci ciò che stiamo mangiando, telefoniamo, consultiamo Facebook o peggio ancora continuiamo a lavorare, distogliendoci completamente dal cibo e creando confusione tra i segnali mente/corpo legati a fame e sazietà. Mangiamo e nemmeno ce ne rendiamo conto: non sapremmo descrivere il gusto, l’odore, la consistenza del cibo, e forse neppure se abbiamo mangiato per fame, abitudine, noia o per placare sensazioni spiacevoli. Così facendo l’atto di mangiare diventa un’azione inconsapevole, un comportamento automatico slegato dai segnali del corpo.”
Queste abitudini non vanno trascurate, perché hanno un forte impatto sul nostro benessere generale. “Se mentre mangiamo leggiamo una mail che ci fa innervosire, guardiamo le notizie, spesso drammatiche, del telegiornale o discutiamo con un familiare, il nostro cibo potrà anche essere salutare ma lo accompagniamo a stress e disagio psicologico che influenzano la nostra digestione e di conseguenza l’assorbimento dei nutrienti” sottolinea la psicologa. “Non basta quindi scegliere gli alimenti giusti, dobbiamo anche dare il giusto spazio e tempo alla nostra alimentazione”.
Naturalmente questo cambiamento di stile di vita deve fare i conti con le condizioni che ci vengono imposte: non ci è sempre possibile mangiare lontano dalla scrivania o cenare in tranquillità, ma qualcosa si può fare ed è importante farlo adattandolo al proprio contesto.
“Possiamo allenarci a sviluppare un atteggiamento “mindful” verso il cibo, portando l’attenzione al momento presente e rimanendo aperti e disponibili all’esperienza del qui e ora, focalizzandoci sul nostro comportamento alimentare nell’esatto momento in cui stiamo mangiando e stabilendo una profonda relazione con il cibo, gustato attraverso i sensi e ancor più con la mente e il cuore” sottolinea l’esperta di Légein.
11 Consigli per un mangiare mindful:
- preparare un luogo confortevole in cui mangiare
- apparecchiare la tavola o la scrivania dell’ufficio anche se siamo da soli.
- mangiare seduti, non in piedi e non camminando
- spegnere telefono, computer, tablet e televisore
- se siamo in presenza di altre persone cerchiamo di stabilire conversazioni pacate e su argomenti piacevoli, interrompendo o rimandando le discussioni
- prima di iniziare a mangiare facciamo un paio di respiri profondi che ci aiuteranno a focalizzarci sul qui e ora
- mangiare lentamente e con piccole porzioni, senza fretta e con gusto
- osservare il cibo come se lo stessimo vedendo per la prima volta, con la stessa curiosità che avrebbe un bambino
- annusare il cibo e prima di deglutire masticare lentamente, cercando di coglierne la consistenza
- a metà del pasto fare un “controllo sazietà” per imparare ad autoregolarci in base ai segnali del corpo e a riconoscere e distinguere la “fame biologica” dalla “fame emotiva”
- prestare attenzione alla comparsa di particolari stati emotivi o pensieri legati al cibo, perché spesso sono questi stati mentali che ci fanno avere un determinato comportamento alimentare
“Fare tutto ciò per un intero pasto può essere difficile e non sempre praticabile, ma possiamo concentrarci sul primo boccone oppure riservare questa pratica per un momento specifico, come quando mangiamo un frutto o beviamo un caffè” conclude Elena Piccoli.
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