
C’è chi non va a cena da amici se non si porta il proprio cibo da casa, chi passa ore al supermercato per fare la spesa, chi invece mangia solo cibi cotti al vapore o solo crudi, e chi si punisce con restrizioni alimentari se il giorno prima ha mangiato un cioccolatino.
A cura di Giovanni Cacia
Si chiama ortoressia (da orthos, giusto, corretto, e orexis, appetito) la sindrome nervosa ossessiva correlata al consumo di cibi sani e naturali, descritta per la prima volta nel 1997 dal dietologo americano Steven Bratman.
Quando il comportamento salutista diventa “asociale”, ecco che si inizia a parlare di ossessione.
Mangiare in maniera sana ed equilibrata secondo principi di prevenzione e scelta di cibi sani è un lodevole comportamento perché contribuisce a prevenire patologie metaboliche, tumorali e cardiovascolari, ma verso la fine degli anni 90 si è iniziato a scoprire che in alcune persone diventava sintomo nevrotico. L’ortoressia colpisce più facilmente persone sopra i 30anni e di buona cultura, con una elevata ambizione al perfezionismo, bisogno di controllo, rigidità, meccanismi fobici e ipocondriaci. In particolare sembra colpire maggiormente gli uomini, e questo dato sembra spiegabile con un recente concomitante disturbo, la vigoressia, cioè la preoccupazione di avere un corpo muscoloso. Non si tratta però di un disturbo alimentare come bulimia e anoressia perché l’attenzione non è sul peso o forma del corpo ma sulla purezza degli alimenti. Per questo motivo, l’ortoressia si cura con la psicoterapia cognitivo-comportamentale con l’obiettivo di insegnare alla persona a mangiare in modo salutare ma equilibrato senza che questo costituisca un’ossessione, per far sì che il limite tra salute e salutismo non venga varcato e non si traduca in fanatismo salutistico.
Scelgo cibi sani, soffro di ortoressia?
Come scrive Bratman nel suo libro, “una persona che riempie le giornate mangiando tofu e biscotti a base di quinoa può sentirsi altrettanto pia di chi ha dedicato tutta la vita ad aiutare i senza tetto”, ma di fronte ad uno strappo alla regola la stessa persona si trova a dover affrontare forti sensi di colpa, e spesso si punisce mettendo in atto restrizioni ancora più severe (Bratman & Knight, 200). Noi, molto lontani da questo modello di stile alimentare, riteniamo che scegliere cibi sani, invece, non significhi escludere in maniera drastica alcun alimento (anche nelle intolleranze, almeno quelle non gravi, è un fatto di quantità, di soglia, altrimenti le carenze nutrizionali possono creare squilibri anche gravi): una alimentazione sana deve essere ben equilibrata e variata. È per questo motivo che, se un giorno “strappiamo la regola”, sappiamo compensare con frutta e verdure fresche, piatti leggeri pieni di vitamine e gusto che ci fanno sentire bene, altro che punizioni.
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