
La Dott.ssa Scalise è stata la coordinatrice del corso di aggiornamento “La sofferenza psichica e l’attuale disagio sociale: lo sguardo della psicoanalisi”, tenutosi presso il Ministero della Salute dal 7 marzo al 16 maggio in 4 incontri, l’ultimo dei quali dedicato a “I disturbi della condotta alimentare: l’insostenibile leggerezza del corpo”, incentrato sulle patologie dell’anoressia e della bulimia. Sono molte le donne che soffrono tuttavia di altre patologie psichiche durante le tre età della loro vita, adolescenza/maturità/senilità. Mettendo da parte i disturbi del comportamento alimentare (DCA), a quali problemi psichici possono andare incontro le donne “sane”?
A cura di Valentina Figura
L’esperta ricorda la depressione post-partum, che può essere aggravata da psicosi; la depressione, che si verifica nella menopausa con la caduta del livello di estrogeni, quindi dell’endorfina, della serotonina, della dopamina, neurotrasmettitori legati al controllo delle emozioni; l’ansia, dovuta al fisiologico timore dell’abbandono, tipico della donna; le sindromi dolorose, dovute alla presenza di una soglia del dolore più bassa rispetto a quella dell’uomo; la malattia di Alzheimer, in proporzione presente maggiormente nel sesso femminile rispetto a quello maschile. Tra le cause si possono individuare fattori genetici, eventi stressanti nel corso della vita, assunzione di eccessive responsabilità nell’ambito domestico e professionale.
Anoressia e bulimia sono caratterizzate dal rapporto complicato con il cibo. Nel primo caso esso viene rifiutato, nel secondo invece esso viene ricercato spasmodicamente; nell’età adulta il problema viene chiamato ortoressia, ma è il prosieguo di un fenomeno già in atto da tempo. La terapia non farmacologica consiste nella psicoterapia, cui però si deve necessariamente affiancare il ricovero in clinica al fine di essere alimentate forzatamente con sostanze nutritive ricche di potassio, la cui carenza determina altrimenti, nella maggior parte dei casi clinici, la morte della paziente. Luoghi deputati a curare queste patologie sono i Centri di salute mentale, i Centri di psicoterapia e le Comunità di recupero, che prevedono programmi intensivi, fino a sei mesi, ed estensivi, fino a due anni, legati al tempo di permanenza della paziente, al fine di fornirle un’educazione alimentare ed un trattamento psicoterapico ottimali.
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